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Meditazione

L’interesse di Giancarlo Barbadoro per la meditazione nasce da una esperienza che ha vissuto in età giovanile.

Giovanissimo, incontra in una radura della foresta vercellese, dove abitava, una esponente di una antica tradizione autoctona dei Nativi europei. Questo incontro apparentemente casuale sembra rispondere a una esigenza che egli coltivava già, ma alla quale non aveva ancora saputo dare un nome.

Già da giovanissimo infatti intuiva che la realtà non era solo quella che vedeva e toccava, ma che doveva esserci qualcosa al di fuori di ciò che la mente e i sensi gli proponevano. Questa sua sensibilità lo portava spesso ad isolarsi dai suoi coetanei per cercare nella solitudine e il silenzio qualcosa che appagasse la sua ricerca di dare un senso all’esistenza.

L’incontro apparentemente fortuito con l’esponente della comunità autoctona sembra rispondere alla sua esigenza di dare un nome e un volto alla sua esperienza personale nei confronti di un Mistero che gli appare come il vero senso dell’esistenza, ed egli si riconosce nell'esperienza di una identità nativa distinguendosi così da quella del mondo maggioritario dominato dai valori fittizi della mente.

Gli incontri, che si protraggono per alcuni anni, lo introducono ad una storia alternativa del pianeta. Scopre così una realtà storica inimmaginabile, attraverso una comunità che si riferisce ad una antica tradizione legata al mito del Graal. Da questo incontro nasce il suo interesse per le antiche civiltà scomparse, per il megalitismo e soprattutto per la meditazione.

Inseguendo un sogno

Attraverso il contatto con questa comunità scopre l'azione storica della Discovery Doctrine che ha cancellato le antiche radici dell'umanità schiavizzando la vita del pianeta, di qualsiasi specie si tratti, e decide di contribuire a ristabilire i valori culturali edenici che sono stati cancellati.

A seguito di quell’incontro svilupperà un laboratorio personale di esperienza della meditazione, trovando così un posto per i suoi quesiti esistenziali. Molto tempo dopo si troverà a vivere un’esperienza personale sconvolgente con altre persone nell'incontro con quella che egli definisce "la porta di plasma", trovando conferma alle sue intuizioni giovanili, esperienza in cui il visibile con l'invisibile si fondono in un unico atto di esistenza.

L'esperienza vissuta nel contatto con il Vuoto e l’intenzione di dare una continuità ad una Tradizione apparentemente scomparsa lo portano ad operare per una rinascita spirituale in un mondo dominato dalle grandi religioni storiche in cui apparentemente non c’è spazio per una ricerca spirituale libera e personale improntata al rapporto con la Natura.

Individuando nella meditazione lo strumento che può servire per un contatto intimo con la Natura, al di là delle interferenze di possibili dogmi religiosi o dettami ideologici, si mette in viaggio sul pianeta per collaborare con quei movimenti culturali e spirituali che possono contribuire a creare una sinergia spirituale collettiva.

La realizzazione della comunità universale dei meditanti

A Forres, in Scozia, nel 1986, fonda il movimento internazionale New Earth Circle insieme con Rosalba Nattero, Eileen Caddy fondatrice della Findhorn Foundation ed esponenti di movimenti filosofici da varie Nazioni di tutto il pianeta. Il New Earth Circle ha lo scopo di promuovere una meditazione planetaria ogni martedì sera.

Nello stesso periodo incontra a Londra numerosi esponenti di movimenti filosofici interessati a promuovere la meditazione planetaria del New Earth Circle, tra cui Sir George Trevelyan, la principessa russa Helena Moutafian, la baronessa austriaca Edmée Di Pauli e la scrittrice Barbara Cartland. Con il New Earth Circle promuove numerose iniziative sulla meditazione, come le meditazioni collettive a contatto con la natura e gli incontri di meditazione in occasione di eventi internazionali. Organizza stages internazionali di meditazione a Londra, Wassenaar (Olanda) e Forres (Scozia).

In quegli anni intraprende un rapporto con le comunità autoctone della Bretagna, in particolare con l’antica consorteria druidica della foresta di Brocéliande, da cui apprende la tecnica musicale della Nah-sinnar, la musica per meditazione detta anche “Musica del Vuoto”, e la disciplina della Kemò-vad, la meditazione dinamica chiamata anche “L’Arte del Gesto”. Insieme a Rosalba Nattero intraprende viaggi-studio nel Nord Europa in cui incontra le comunità di Scaldi moderni di Oslo e dell’Aia, i Gorsedd druidici della Contea di Meath (Irlanda) e di Inverness (Scozia). Incontri che si riveleranno preziosi per la ricerca sulle antiche tradizioni dei Nativi europei con il contributo di narrazioni relative alle vicende delle antiche culture norrene, che sfoceranno nei saggi “Il Cuore Antico” e “La mitica Città di Rama”.

Sempre in quegli anni il suo contributo alla divulgazione della meditazione lo porta a formare sul piano della meditazione la prima dirigenza della Massoneria torinese.

I suoi corsi gratuiti di introduzione alla meditazione, che organizza annualmente, hanno grande affluenza di pubblico, e nel 2002 inizia i seminari su “Meditazione e Ecospiritualità” per il Dipartimento di Neuroscienze - Sezione di Psichiatria dell'Università degli Studi di Torino. I Seminari fanno parte integrante del Corso di Perfezionamento in Psichiatria Transculturale.

L’Ecospiritualità e l'operato all'ONU

Il suo impegno di creare uno spazio per l’esperienza delle tradizioni autoctone, basate sul rapporto mistico con la Natura, lo porta ad operare a contatto diretto con le comunità dei Popoli naturali e delle loro tradizioni, culture native che non sono rimaste intaccate dalle grandi religioni storiche ma hanno mantenuto vive le loro conoscenze ancestrali basate sulla meditazione. Con questo intento opera sul piano internazionale per sostenere la cultura e l'identità dei nativi del pianeta che riflettono i valori spirituali e mistici della Natura.

Questo lo porta ad operare nell’ambito dell’ONU, sia nell’ambito del Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra che al Permanent Forum on Indigenous Issues di New York. A contatto con esponenti di tradizioni native di tutto il pianeta sviluppa il concetto di “ecospiritualità”, un concetto che nasce dall'esperienza dei Popoli naturali nel contatto con Madre Terra. L'ecospiritualità è la filosofia della Natura, un'esperienza di armonia interiore che si estende a tutto ciò che ci circonda, nel rispetto dell'ambiente e di tutte le forme di vita. Il tema dell'ecospiritualità definisce l'esperienza del rapporto dell'individuo con l'ambiente globale, che nasce da un'esperienza interiore realizzata nel contatto con la Natura, intesa non solo nella manifestazione dei suoi cicli naturali, ma anche nella sua accezione mistica, depositaria di un grande mistero cosmico. L'ecospiritualità porta a rivalutare il rapporto dell'individuo con l'ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta, vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell'uomo. L'individuo non è più visto come il dominatore incontrastato del pianeta che abita, ma si trova ad essere affratellato a tutte le manifestazioni della vita in una comune esperienza planetaria che è parte di un'unica comunità ecologica che orbita nello spazio.

Nell’intento di divulgare l’ecospiritualità, impegno preso insieme ad esponenti nativi di tutto il pianeta, Barbadoro attiva numerosi corsi di “Introduzione alla Meditazione e all’Ecospiritualità” allo scopo di promuovere la pratica della meditazione e renderla facile e alla portata di tutti.

Questo impegno viene attuato da Barbadoro anche in ambito regionale con il Cerchio di Nuova Terra, associazione con la quale promuove l'applicazione dell'esperienza e dei principi della meditazione.

La Nah-sinnar e i druidi di Brocéliande

Nei suoi viaggi a contatto con le comunità autoctone della Bretagna Barbadoro apprende la tecnica musicale della Nah-sinnar, detta anche “Musica del Vuoto”, la musica dalle proprietà armonizzanti dedicata soprattutto come supporto per la meditazione. La "Nah-sinnar", la Musica del Vuoto secondo l’antica lingua dello sciamanesimo druidico, è oggi riproposta da Giancarlo Barbadoro secondo gli insegnamenti ricevuti dalla comunità druidica di Paimpont, nella Foresta di Brocéliande in Bretagna, e viene interpretata con il flauto e le tastiere.

La Nah-sinnar è la musica per meditazione dell’antico druidismo dei Nativi europei, intimamente legata al concetto di “Shan”. "Shan" è l'antico nome che i druidi davano alla Natura, intesa come l'esistenza nel suo aspetto reale e immateriale, depositaria di un grande mistero cosmico. Un archetipo esperienziale, comune per tutti i Popoli naturali, che vuol significare conoscenza, evoluzione del pensiero, benessere e spiritualità, al di là di qualsiasi dogmatismo. Un archetipo che si fonda sull'esperienza del Silenzio, la dimensione in cui la Natura si rivela nel suo aspetto reale e attraverso la quale è possibile partecipare all'armonia e alla conoscenza che essa è in grado di sollecitare.

In tutte le tradizioni dei Popoli naturali esiste un percorso mistico basato sul Silenzio che, per poterne sviluppare le potenzialità più segrete, viene attuato attraverso l'esperienza della meditazione, intesa come un modo di essere, un atteggiamento ecospirituale di equilibrio interiore dell'individuo che sviluppa una relazione armonica e creativa con la Natura.

Presso gli antichi druidi, la meditazione comportava l'uso delle particolari proprietà archetipali della Nah-sinnar, che costituiva uno strumento catalizzatore in grado di guidare a una facile esperienza di benessere e di conoscenza interiore.

La Kemò-vad e la Scuola Sole Nero

Nel suo intento di divulgare e far conoscere la dimensione della meditazione, Giancarlo Barbadoro ha fondato la Scuola di Kemò-vad Sole Nero basandosi sullo specifico mandato della Comunità druidica di Paimpont in Bretagna, Francia. Un impegno per far riscoprire questa antica disciplina, patrimonio dei Nativi europei, e di consentire a tutti di usufruire dei suoi benefici che possono dare una risposta ai problemi dell’individuo di oggi.

La Kemò-vad è una filosofia di vita basata sull’armonia con la Natura. È una forma di meditazione con una storia millenaria che ha origine dall’antico druidismo europeo. Utilizzata in seno alla disciplina di arti marziali dell’ordine monastico-guerriero dello Za-basta, le cui origini affondano nel mito di Fetonte, costituiva l’apprendimento individuale dell’arte del combattimento e la preparazione interiore all’esperienza mistica.

Il termine Kemò-vad significa “Danzare nel Vento”. Il suo nome trae origine dall’antica tradizione druidica che identificava nel vento il simbolo dello Shan, l’aspetto più intimo e immateriale della Natura, ritenuta fonte di armonia e di conoscenza. “Danzare nel vento” significa muoversi in armonia con il divenire cosmico del Vuoto, entrare in simbiosi con la Natura e con la sua immaterialità, secondo il concetto di Shan. Significa vivere in armonia con la Natura per "divenire vento nel vento" interpretando il senso reale e mistico dell'esistenza e ritrovare la gioia di vita nella sintonia con tutto ciò che ci circonda. Realizzare non solo il benessere psico-fisico, ma anche l’armonia dell’anima. Una condizione che i druidi della Bretagna definiscono Bien-être, benessere del corpo, della mente e dello spirito. Un concetto che si identifica nel principio dell’ecospiritualità, la filosofia dei Popoli naturali che nasce dal contatto con Madre Terra. La Scuola di Kemò-vad Sole Nero prende ispirazione dall’antico mito druidico di Fetonte a cui si fanno risalire le radici ancestrali della scuola iniziatica dello Za-Basta, da cui ha avuto origine la Kemò-vad.

La Scuola provvede anche alla formazione degli Insegnanti (Gopa) e degli Istruttori (Puna).

La scelta del nome “Sole Nero” si ispira ad un antico simbolo celtico riferito al fenomeno astronomico dell’eclissi, per i Celti considerato come la luce dello spirito, insopprimibile ed eterna, che emerge sempre dal buio, anche se occasionalmente occultata da situazioni che possono ottenebrarla, sia a livello individuale che sociale. L’antico simbolismo del Sole Nero è stato più volte ripreso nella storia, come ad esempio nel motto calvinista “Post Tenebras Lux”, ovvero “Dopo le tenebre la luce”, o il Sol Invictus del culto di Mithra, filosofia precristiana che attribuiva al Sole lo stesso significato che gli assegnavano gli antichi druidi del nord Europa.

L’attività culturale

Il suo impegno per la divulgazione della cultura della meditazione porta Giancarlo Barbadoro ad attivare molteplici iniziative culturali al fine di sollecitare l'attenzione del pubblico alla “luccicanza dell'invisibile”. Esperienza che è dimenticata nel mondo maggioritario e che allontana dai reali valori esperienziali dell'individuo, soggiogato da quelli soggettivi (denaro, arrivismo, potere). A questo scopo Barbadoro si dedica a quelle tematiche che possono costituire uno squarcio sul mondo dell’ovvio, e quindi un’uscita dall'uniformità del mondo maggioritario verso valori della Natura, con argomenti considerati non convenzionali o scienze d'avanguardia. In questo senso Barbadoro si muove come un antropologo curioso che studia quanto resta di una civiltà edenica oggi scomparsa coinvolgendo altri, curiosi come lui, nella sua ricerca.

Barbadoro si dedica a molteplici attività, tutte legate da un unico filo conduttore che può ricondursi alla filosofia dell'ecospiritualità, intesa come l'interpretazione di una filosofia in armonia con la Natura. Questa filosofia traspare nei suoi libri, negli articoli e nelle conferenze, nelle sue iniziative culturali e associative e nei seminari che periodicamente conduce basati sul laboratorio esperienziale della meditazione.

Con la sua prima avventura culturale, l'Associazione Spazio 4 che egli fonda a Torino, produrrà da subito un vero e proprio movimento che unirà l'esperienza dell'interiore della meditazione con la ricerca sui fenomeni dell'universo in cui viviamo.

 

 

 


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© Giancarlo Barbadoro