Il Giornale dei Misteri N°11 – Febbraio 1972

I Giganti figli del Cielo e della Terra


Una testimonianza tramandata da un indigeno dello Yucatan e raccolta nel « Manoscritto Messicano » da Pedro de los Rios, un cronista al seguito della Grande Armada durante la conquista del Messico, ci informa che prima della Apachihuiliztli, la grande inondazione, che ebbe luogo 4.000 anni dopo la creazione del mondo, il paese di Anahuac era abitato dalla razza dei Tzocuillixeo, i giganti.
Per quattro millenni dunque sulla Terra, sino al diluvio, esistevano i giganti. Un periodo coperto anche dalla presenza di quelle strane e semidivine creature che le leggende di molti popoli ci hanno largamente tramandato e che studiosi moderni non hanno esitato ad ipotizzarle per esseri extraterrestri.

Zeus che fulmina i giganti, in un affresco di Pierin del Vaga. La vittoria finale nel lungo e difficile combattimento assicurò a Zeus l'assoluto dominio del cielo, mentre i suoi fratelli, Poseidone e Ades, regnarono rispettivamente sul mare e sulla Terra.

E' possibile peraltro trovare una relazione tra queste due razze tanto estranee all'umanità e alla storia che conosciamo?
Erodoto, che durante il suo soggiorno in Egitto ebbe l'occasione di vedere la stirpe che regnò sui popoli della Terra dopo la partenza di quei presunti extraterrestri, ci permette di stabilire tale relazione.
Nell'immensa sala sotterranea del tempio egizio vide sbigottito le gigantesche figure dei « piromi » che si stagliavano maestose nelle loro nicchie.
Era una razza di uomini enormi che aveva preso lo scettro del potere e della scienza dopo la scomparsa degli stranieri celesti, segno evidente che questi ultimi dovevano averglielo lasciato in qualche modo e per qualche motivo ben preciso.

Prima del diluvio
Innumerevoli tradizioni ci hanno tramandato l'immagine di creature gigantesche nate dall'amplesso di due civiltà estranee tra di loro, di cui una era quella degli uomini della Terra.
E' Platone che ci ricorda come il dio Poseidone, giunto sul nostro mondo assieme agli altri dei, « avendo sortito l'isola di Atlantide, collocò in un luogo di questa i figli avuti da una donna mortale ».
Esiodo, dal canto suo, nella Teogonfia menziona anche lui una razza possente di esseri chiamati Titani, dando lumi sulla loro origine definendoli figli generati dall'unione di Gea, la Terra, con Urano, il cielo.
Le tradizioni religiose di popoli minori come ad esempio i Maori della Nuova Zelanda, narrano come nacque una razza possente dall'amplesso di Rangi e di Papa, il cielo e la Terra. La Bibbia stessa, nel libro della Genesi parla di questa unione eccezionale da cui sortirono uomini straordinari e di statura dismisurata. « ...Or v'erano dei giganti sulla Terra in quel tempo. Perché dopo che i figli di Dio (il Cielo) si congiunsero alle figlie degli uomini (la Terra), ed esse generarono questi uomini forti e robusti, famosi nei secoli ».
Anche il testo sacro è d'accordo nel collocare la loro presenza prima del diluvio, nel tempo in cui operava appunto il mitico mostro marino Oannes, il dio colonizzatore degli AssiriBabilonesi. Tirando le somme possiamo essere dell'idea che esiste una stretta relazione tra gli « extraterrestri » del passato ed i giganti. Questi non furono altro che dei mutamenti dovuti ai processi biologici alterati che si verificarono nei differenti cromosomi.

Testimonianze
La loro presenza nella Storia dell'umanità lasciò una imperitura traccia costituita da testimonianze e da ritrovamenti archeologici. Merita fare una panoramica attraverso questa interessante raccolta. Ci sono leggende bizzarre, come quella che parla del gigante a tre teste, Dzom, che si tramandano i pigmei del Gabon. La leggenda narra come il terribile gigante costrinse con la sua furia alla fuga gli indigeni e come questi cercassero scampo nella foresta abbandonando per sempre gli spazi aperti.
Non meno originale è quella dei Lotuko dell'Uganda. Essa ci riporta che « una volta esistevano delle persone più alte e più grosse delle altre: sembravano piante. In quei tempi beati la gente non zappava il terreno, i soli giganti zappavano. I giganti non erano dei, ma uomini mortali; morì-vano quando avevano molti anni ». La leggenda narra poi come un gigante offese un Khobu, capo religioso e civile delle comunità indigene, e come questi adirato provocò la fine della razza dei giganti. « Non ci siano più giganti disse. E in tre o quattrogiorni i giganti morirono tutti, ne più ne risorsero ».

Le colossali statue dell'Isola di Pasqua sono forse i residui di un'arte praticata dai giganti?

Questo racconto allegorico si riferisce evidentemente al periodo della decadenza di questa favolosa razza.
Il cronista spagnolo, al seguito di Cortez, Bernal Diaz del Castillo ci parla di leggende raccolte in Messico tra i nativi. « La conquista del Messico » riporta un dialogo svolto con un capo tribù, un Cachicco. « ...risposero che, a quanto avevano saputo dai loro antenati, nei tempi antichi c'erano in quelle terre uomini e donne molto alti di statura; siccome erano molto malvagi e di pessimi costumi, erano stati poi uccisi e i pochi superstiti erano morti »... « Perché ci rendessimo conto della loro enorme statura, ci fecero vedere un femore che era alto come un uomo di normale statura, ed altre ossa che, pur essendo oramai corrose dal tempo, apparivano di dimensioni veramente sproporzionate. Un calcolo approssimativo porterebbe a stimare un'altezza di circa otto metri. Cortez disse subito che quel femore bisognava mandarlo in Castiglia perché lo vedesse Sua Maestà; ed infatti glielo inviammo coi primi procuratori che ritornarono in Spagna... ».
Questo non fu naturalmente il solo ritrovamento materiale di vestigia appartenute ai mitici giganti, ma per scrupolo di ordine cronologico si vedrà più avanti.

Og di Basan
Nella Bibbia, oltre al passo già citato, si trovano altre testimonianze. Nel Libro dei « Numeri », al tomo 13, versetto 33 si legge il racconto che degli esploratori fanno a Mosé dopo la loro perlustrazione in un territorio sconosciuto. « ...La gente che v'abbiam veduto è di straordinaria statura. V'abbiam veduto dei mostri tra i discendenti di Enoc, razza di giganti, a petto dei quali noi parevamo locuste ». Nel Deuteronomio, tomo 3, versetto 8, leggiamo invece di un episodio di conquista degli ebrei: « ...ci impossessammo in quel tempo del territorio dei due re degli Amorrei di la del Giordano. dal Torrente Arnon al Monte Ermon che i Sidonii chiamavano Sarion e gli Amorrei Sanir, sino a Selca e Edrai la città del regno di Og di Basan. Era rimasto della stirpe dei giganti il solo Og di Ba-san. Si mostra il suo letto di ferro, in Rabbat dei figlioli di Ammon ed ha nove cubiti di lunghezza e quattro di larghezza, alla misura di un cubito di braccio di uomo (quindi circa quattro metri per due) ».

E' inutile cercare documenti che svelino il segreto dell'origine delle pietre di Stonehenge. I costruttori di quelle opere titaniche furono forse i giganti?

Nell'elenco dei re vinti dagli ebrei, che leggiamo sul Libro di Giosuè, si parla ancora di questo gigantesco re Og di Basan, ultimo dei Rafaim, che abitò in Astarot e in Edrai e che dominò sul Monte Ermon. Ma un prezioso indizio sull'origine dei giganti dovuta a mutamenti biologici ci viene dato dal Primo Libro dei Parali li pomeni e dal Secondo Libro dei Re.
In questi due testi biblici si parla del ritrovamento da parte degli ebrei di un gigante che aveva sei dita alle mani e altrettanti ai piedi, ventiquattro in tutto.
Erodoto partecipa ancora ad arricchire l'oramai vasto panorama con una sua cronaca. Durante la visita ad un tempio dedicato a Perseo ebbe occasione di vedere un sandalo appartenuto all'eroe. Una calzatura enorme di due cubiti di lunghezza, quasi un metro e mezzo.
In patria ebbe occasione di ricevere una testimonianza diretta di un fabbro il quale asseriva di aver rinvenuto il corpo di un gigante sepolto nel cortile della sua officina. « ...Poiché, volendo io scavarmi un pozzo in questo cortile, nel lavoro di scavo mi imbattei in una bara lunga sette cubiti, (circa tre metri) e siccome non si volle credere che fossero esistiti degli uomini più grandi di quelli che ci sono ora, la scoperchiai e vidi un cadavere delle stesse dimensioni della bara... ».

Da dove vennero?
Analogo ritrovamento, ma questo ad opera di uno sconosciuto contadino, nei pressi di Roma, di un corpo gigantesco identificato dagli studiosi dell'epoca come Panante, lo sfortunato figliolo di Evandro, ucciso dalla lancia di Turno.
Ne parla la « Della genealogia delli dei » di Messer Giovanni Boccaccio, facendone forse una descrizione un po' fantasiosa. Secondo l'antico testo,infatti, il corpo dell'eroe era tanto alto da oltrepassare le mura di Roma. Un particolare curioso. Sul capo dell'immenso cadavere fu trovata una lucerna « che ardeva con perfetto fuoco, ne poteva essere estinto con soffiare, nè gittarli sopra acqua. Finalmente fattole di sotto nel fondo un forarne si estinse ». Una ben strana lampada...
Ma non solo la leggenda, anche se storica, ha dato il suo contributo nel risuscitare il mitico mondo dei giganti. Infatti anche la paleontologia moderna ha qualcosa da dire in proposito. Tre denti fossili, rinvenuti nelle farmacie cinesi di Hong Kong verso il 1963 da Von Koenihswald furono considerati dal medesimo come appartenenti ad una grossa scimmia. Vennein seguito smentito da un altro suo connazionale, lo scienziato Weidenreich il quale asserì che erano appartenuti ad un essere umano perlomeno alto tre metri o più.
Non può essere un caso. L'altezza media sui tre metri, certe caratteristiche biologiche comuni (nel 1891 venne trovato a Crittenden, Arizona, un enorme sarcofago di pietra e all'interno una creatura lunga tre metri che aveva sei dita ai piedi e alle mani) inducono a pensare che effettivamente in un passato lontano, dimenticato dalla Storia conosciuta degli uomini, siano esistiti veramente enormi esseri viventi simili nelle fattezze esteriori agli uomini, ma che avevano avuto origine da una forma di vita giunta dallo spazio esterno sulla Terra.

Giancarlo Barbadoro