Pi Kappa - Anno II N° 6 - Giugno 1973

Telepatia

Dalle superstizioni del passato alle carte Zener, dagli esperimenti del « Nautilus » alle prove Terra-spazio: che cosa sappiamo di certo sulla trasmissione del pensiero?


La telepatia è probabilmente l'unico tra i fenomeni occulti che trova credito tra il vasto pubblico, presso cui gode di una popolarità che ne ha fatto tacitamente una caratteristica propria dell'uomo prima ancora che la scienza l'avesse riconosciuta come tale: quest'ultima, anzi, è stata pressoché obbligata a pronunciarsi in maniera favorevole pur non disponendo ancora di dati sperimentali sufficienti.

I segni delle famose carte Zener

Del resto, chi tra i lettori non ha avuto nella sua vita almeno un'esperienza di natura telepatica, sia pure in misura molto ridotta? Quante volte è accaduto di pensare con insistenza ad un amico o ad un conoscente e poi constatare che, « per coincidenza », anche l'altro stava in quel momento pensando a noi?
Il fenomeno telepatico può manifestarsi modestamente, come il preavviso mentale di una telefonata o di una visita non attesa, ma può assumere aspetti spettacolari. Nel 1938 il « New York Herald Tribune » riportava la notizia di un'anziana signora americana la quale, durante il sonno, ebbe la visione dell'unico figlio, abitante con la famiglia in un paese a poche decine di miglia, che le chiedeva disperatamente aiuto. La donna si svegliò di soprassalto impressionatissima, e, convinto l'assonnato marito, si fece portare in auto sino a casa del ragazzo. Questa sua apprensione scongiurò una tragedia. Il gas di un fornello, lasciato inavvertitamente aperto in cucina, aveva invaso l'appartamento. Il figlio, sprofondato nell'incoscienza, aveva rivolto alla madre un muto grido d'aiuto che la psiche della signora aveva captato. Casi del genere non sono affatto rari: è dimostrato che accadono frequentemente in particolari occasioni di necessità o pericolo tra consanguinei i quali, fino a quel momento, non avevano magari mai sospettato di possedere proprietà telepatiche.
Ma la trasmissione del pensiero non avviene unicamente tra esseri umani; può verificarsi anche tra l'uomo e gli animali. In un suo libro Bozzano riporta l'esempio di una donna che aveva una fortissima fobia per i ragni: una notte, in una camera d'albergo, affermando di percepire nella stanza la presenza di uno di questi animaletti, si era sentita male al punto di perdere i sensi. E, dopo lunghe e meticolose ricerche, il marito e l'albergatore trovarono effettivamente un ragno nero nascosto dietro una tenda: solo dopo che lo ebbero fatto fuggire la donna riprese conoscenza e controllo di sé.

Tre fasi degli "esperimenti al tavolo" di cui si parla nel servizio

La nostra dote nascosta
Da quanto si è detto la telepatia potrebbe sembrare un fenomeno spontaneo: in realtà, ciascun individuo può disporre di tale dote; anzi, esercitando regolari esercizi di trasmissione e ricezione di pensiero, i soggetti predisposti possono sviluppare enormemente le loro capacità, come se l'organo che vi è preposto fosse simile ad un muscolo atrofizzato riattivato con la ginnastica. Un simpatico gioco di società riportato da parecchi manualetti, rientrante nelle molteplici applicazioni volontarie della telepatia, è quello detto della « ricerca del tesoro ». Dopo essersi disposti senza un ordine preciso in una stanza, si coprono gli occhi di una persona che ha il compito di rintracciare il « tesoro », ossia un oggetto qualsiasi precedentemente visto e toccato, che uno dei presenti ha nascosto su di sé. Fatto questo, tutti inviano istruzioni mentali al soggetto bendato, « indicandogli » il compagno verso cui deve dirigersi. Nella grande maggioranza dei casi l'esperimento si risolve con pieno successo.
La telepatia era conosciuta già nell'antichità, ed intorno ad essa fiorirono per molto tempo superstizioni e credenze religiose. Democrito, il filosofo greco vissuto nel 5° secolo a.C., aveva tentato di formulare una teoria che cercava di spiegarla razionalmente. Si doveva però arrivare alla fine del 1800 perché venissero poste le basi per le prime serie ricerche scientifiche: a farlo fu il professor Barret dell'università di Dublino, seguito poi da altri come Gilbert Brugmans e Heymans: fu però l'americano J.G. Rhine, dell'università Duke, di Durham, a dare una dimensione effettivamente sperimentale alla telepatia, introducendo l'uso delle carte Zener.
Per molti anni, dal 1930 al 1943 circa, Rhine condusse una serie di prove esasperanti ma precise con queste carte, così chiamate dal nome dell'inventore ed abbinate al metodo statistico-quantitativo: ogni mazzo ne conta venticinque, con cinque simboli base (croce, linee ondulate, stella a cinque punte, quadrato e cerchio). Lo studioso non si servì di particolari individui, ma di studenti prestatisi volontariamente. I due soggetti, il trasmettitore ed il ricevente, venivano fatti sedere allo stesso tavolo, separati da uno schermo di legno. Il primo pescava, in ordine di successione, le carte dal mazzo, comunicandone mentalmente i « colori » al secondo, che cercava di percepirli visualizzandoli. Entrambi compilavano poi una tabella che Rhine confrontava per controllare i risultati i quali - per dimostrare l'avvenuto contatto telepatico - dovevano andare oltre i limiti imposti dal calcolo delle probabilità, che prevedeva un massimo di cinque carte indovinate su venticinque. Nel corso di migliaia di esperimenti, lo studioso constatò che le rispondenze esatte avevano una media del 6,5, per giungere a punte di 9 e 12 carte, sempre rispetto ad un mazzo. A questo punto il mondo scientifico non poté più negare l'esistenza della telepatia, che, una volta riconosciuta, destò di colpo l'interesse generale.

Il misterioso tenente Jones
Il 9 luglio 1958, il « New York Herald Tribune » pubblicava la famosa relazione sull'attività delle forze armate nel campo delle telecomunicazioni: l'autore del rapporto, Ansel E. Talbert, considerato il più grande esperto militare della stampa americana, si rifaceva alla documentazione stesa poco prima dall'organizzazione Rand, in cui si parlava delle difficoltà di collegamento radio tra le unità di guerra in volo o in navigazione e le basi negli USA, riferendosi in special modo alla impossibilità di comunicazione con i sommergibili in immersione, Talbert diceva testualmente: « E' indispensabile sapere se le energie emesse da un cervello umano possono influenzare un altro cervello umano posto a migliaia di chilometri di distanza. Lo sviluppo di questo fenomeno può fornire un nuovo mezzo di contatto fra i sottomarini e la terraferma e forse anche, un giorno, fra le astronavi viaggianti nello spazio interplanetario e la Terra ».
Esattamente due settimane dopo, dalla base militare di Honolulu, partiva per la sua missione polare il sommergibile a propulsione nucleare « Nautilus ». A bordo portava, oltre le ogive a testata nucleare, anche un misterioso « tenente Jones », la cui vera identità è tuttora sconosciuta. Il suo compito era quello di trasmettere ad uno studente dotato delle stesse qualità telepatiche, presso il Centro ricerche Westinghouse di Friendship, nel Maryland, i simboli geometrici delle carte Zener.

Il professor J. B. Rhine, fondatore della moderna parapsicologia

Nel mare della Groenlandia il Nautilus emerse, ed un elicottero trasportò il « tenente Jones » su una portaerei che incrociava nella zona. A bordo di un caccia supersonico, l'uomo giunse poi nel Maryland con i documenti relativi all'esperimento che, confrontati con quelli in possesso del soggetto ricevente, rivelarono un risultato del 70 per cento. Un vero successo!

Sulle onde della mente
Da allora le prove telepatiche si sono susseguite: si è anche riusciti a scoprire qualche cosa di più, come il fatto, ad esempio, che l'affievolirsi della gravità favorisce la trasmissione del pensiero: proprio questa scoperta suggerì all'astronauta americano Edgar Mitchell, durante la missione dell'« Apollo 14 », di tentare il contatto mentale con l'ingegner Olaf Johnson, residente a Chicago.
Purtroppo non conosciamo l'esito dell'eccezionale esperimento telepatico fra la Terra e lo spazio, ma molte cose lasciano intuire che lo studio della possibilità di comunicazioni paranormali non sia stato abbandonato dagli ambienti militari degli USA. E sappiamo anche che le stesse ricerche sono seguite con estremo interesse anche in URSS, dove si sarebbero raggiunti risultati eccezionali. Ma come avviene, in senso meccanico e biologico, la trasmissione del pensiero a distanza? Con esattezza non lo sappiamo ancora. In un primo tempo, ereditando un pionieristico entusiasmo per i lavori di Marconi, i ricercatori presero in considerazione le onde radio centimetriche, pensando che si irradiassero dalla mente del trasmettitore: le successive conoscenze acquisite in questo campo sembrarono però smantellare tale teoria.
La curvatura terrestre non dovrebbe consentire alcuna manifestazione telepatica tra soggetti posti agli antipodi: essa, invece, avviene senza difficoltà. Gli scienziati sovietici, inoltre, dichiararono anni addietro che esperimenti con le carte Zener erano stati portati felicemente a termine anche quando uno dei due partecipanti era stato rinchiuso in una gabbia di Faraday, a maglie strette, che avrebbe dovuto ostacolare il passaggio di onde elettromagnetiche.
L'interrogativo, dunque, rimane, anche se molti ritengono ancora valida l'ipotesi formulata già dagli antichi secondo cui la trasmissione del pensiero avviene in una dimensione sensitiva totalmente diversa da quella in cui esiste il nostro Universo, in una dimensione in cui non esistono limiti di tempo e di spazio, là dove, secondo le teorizzazioni di Jung, affonderebbero le radici immense dell'Inconscio Collettivo.

Giancarlo Barbadoro