Abstracta N° 3 - Marzo 1986

A cavallo della cometa

Fonte di vita o portatrice di disgrazie? Il passaggio della cometa di Halley ripropone all'uomo moderno vecchi e nuovi interrogativi. Ecco ciò che emerge mettendo a confronto storia, scienza e leggenda

Dopo 75 anni circa ritorna a fare la sua apparizione la cometa di Halley, la più famosa tra le comete conosciute. Nel 1910, anno della sua comparsa alle soglie del mondo contemporaneo fece parlare di sé tutta l'opinione pubblica mondiale.

Gli scienziati di allora temevano che passasse troppo vicino alla terra e pensavano che i gas contenuti nella coda della cometa potessero avvelenare integri continenti. Altri, addirittura, temettero che dovesse scontrarsi con il nostro pianeta. L'evento salì agli onori della cronaca e la Halley entrò a far parte del quotidiano di milioni di persone. Vennero inventate bibite e monili in oro, riferiti alla forma chiomata del corpo celeste in arrivo; furono fondate, soprattutto negli USA, varie chiese della salvezza; prosperarono i venditori di pozioni speciali e di bombole di aria compressa che avrebbero consentito di evitare l'avvelenamento da parte dei gas. Naturalmente non avvenne nulla di catastrofico, la cometa passò, la terra rimase quella che era, le mode passarono...
L'unica esperienza capitalizzata dall'opinione pubblica fu la terribile paura per la fine del mondo che era stata solennemente preannunciata dalla scienza e dai media dell'epoca. Con il ritorno della Halley, l'opinione pubblica del nostro tempo sembra voler rispolverare questa vecchia e obsoleta capitalizzazione di inquietudine. Se da una parte il mondo scientifico è molto più cauto nel valutare i possibili effetti catastrofici derivanti dal passaggio della cometa vicino al nostro pianeta e si prepara con interesse ad "agganciare" la cometa stessa con delle sonde strumentali, dall'altra i mass media lasciano filtrare una sottile, ma abbastanza palpabile trama di inquietudine che in molti ambienti si sta definendo.

Tutti sono d'accordo a voler esorcizzare le paure del passato e lo fanno volentieri, con molta ironia, deridendo l'ingenuità dei nostri nonni. Ma è una csorcizzazione razionale, che non corrisponde a quella emotiva e irrazionale del profondo della psiche, che rivela al contrario, l’esistenza di una certa apprensione mal celata.
Se si dà uno sguardo alla stampa internazionale, ci si accorge che una buona parte dell'opinione pubblica è preoccupata di quanto potrebbe accadere con l'arrivo della Halley. Molti astrologi sostengono che la cometa è presagio di grossi avvenimenti politici, e che non mancheranno grossi conflitti militari in più aree del pianeta. Alcuni di essi si soffermano sui disturbi psicosomatici e sulle devianze psicologiche individuali che saranno provocate dalla posizione celeste della cometa. Altri prevedono pestilenze e recrudescenze di malattie virali a livello di massa. Alcune voci solitarie della scienza non negano che in effetti un possibile scontro planetario tra la terra e la Halley in fondo non è poi da escludere. Anche se il nostro pianeta, considerando la modesta massa del nucleo della cometa, non subirebbe grossi danni, una vasta area potrebbe essere rasa al suolo con la conseguente distruzione di vite umane, città, impianti di ogni genere… L'opinione pubblica non è poi tanto immune dal fascino di questa possibile regia planetaria che può offrire uno spettacolo tanto tremendo quanto unico nel suo macabro genere, e sotto sotto si lascia andare ad una sottile suggestione.
Così tutta una serie di incidenti e di catastrofi naturali, che da qualche mese in effetti si stanno susseguendo con particolare accanimento, cominciano ad essere collegati in sordina con l'approssimarsi della cometa.
Il crollo della diga di Stava, la tragedia del jumbo giapponese, la catastrofe del terremoto in Messico, l'ecatombe provocata dal vulcano in Colombia, la serie di mortali incidenti ferroviari nel mondo intero sono così attribuiti al transito celeste della cometa di Halley.
Persino la comparsa dell'AIDS e la sua diffusione epidemica trova sostenitori che ritengono che questa possa essere causata da una mutazione di qualche inoffensivo virus sottoposto all'azione della cometa che ha sconvolto il delicato equilibrio planetario in cui vive l'uomo.

Frontespizio di un testo dedicato alla cometa del 1577, che era così luminosa da essere osservabile anche di giorno

Tuttavia il fenomeno di questa irrazionale attesa della cometa non è un fatto specifico del nostro costume contemporaneo.
Secondo quanto ci hanno tramandato le leggende e le tradizioni del nostro mondo, il fenomeno delle comete ha sempre affascinato e preoccupato l'umanità.
Da tempi immemorabili, infatti, le comete costituiscono una manifestazione dell'aspetto più segreto e magico della natura. Una manifestazione inspiegabile che fu interpretata dall'uomo quale segno di una intenzione "divina" (o comunque di origine trascendentale) che voleva comunicare qualche cosa agli uomini della terra.
In questa ottica interpretativa non fu difficile, per le ingenue genti del passato, mettere in relazione la manifestazione celeste delle comete con eventi che si manifestavano sulla terra. Nacquero e si radicarono profonde convinzioni magiche che portarono astrologhi e indovini ad attribuire particolari significati alle apparizioni delle stelle chiomate. Gli esempi famosi in merito non mancano: la morte di Giulio Cesare, che segnò significativamente la storia dell'impero romano, fu preceduta dall'apparizione in cielo di una cometa; la morte di Nerone o l'ingresso delle orde barbariche di Attila sul suolo della penisola italica furono accompagnati da identici segni celesti che testimoniarono con la loro presenza la fatalità degli eventi storici in questione.
Del resto anche la tradizione cristiana ricorda come la nascita del Cristo fosse stata preannunciata da una cometa. I tre re magi si misero in cammino, alla volta di Bethlemme, proprio perchè. osservando il cielo avevano riconosciuto il segno che i loro astrologi avevano previsto e che essi stessi attendevano. Ma questo è da considerarsi un caso a sé, quasi volto a riscattare il fenomeno celeste delle comete dalla loro fama ancestrale di portatrici di disgrazie.

Una pubblicazione stampata a Fracoforte nel 1619 e dedicata alla cometa apparsa l'anno precedente

Quale possa essere l'origine della funesta fama delle comete radicata al punto da impressionare in maniera irrazionale anche l'uomo moderno, è difficile da stabilire. Il tentativo può tuttavia dare origine a degli interessanti e inaspettati risvolti che possono portarci ben al di là delle semplici credenze superstiziose o astrologiche.
E' abbastanza facile infatti riferire il sottile fascino delle comete alla comune sensazione di ignoto che si affaccia dentro di noi quando guardiamo un cielo stellato. Una emozione che si acuisce nella tridimensionalità di un oggetto che nella sua novità, balzata quasi all'improvviso nell'immutabile cielo, sottolinea ed esalta il senso del mistero. Un mistero che in ogni caso affascina e pone interrogativi interiori molto profondi e inquietanti...
Ma, se ci riferiamo all'uomo moderno, colto e smaliziato, questa sensazione di ignoto è troppo inconscia e lontana dalle sue cognizioni scientifiche. Viene spontaneo pensare che in fondo l'inquietudine suscitata dall'evento potrebbe far parte di qualche ricordo ancestrale della specie umana, nascosto in qualche angolo della psiche, pronto a saltar fuori all'occasione giusta, per rammentarci qualche apocalittico evento accaduto nella lontana alba dell'umanità e dimenticato dalla storia. Evento dimenticato per appunto dalla storia, ma non dalla leggenda e dal mito che da sempre rappresentano la sicura memoria dell'umanità nel suo lungo cammino di evoluzione ìn questo universo senza nome.
In effetti, nelle tradizioni più antiche del nostro pianeta, esistono molti elementi che fanno riferimento al particolare rapporto dell'uomo con le comete. Una certa parte di queste tradizioni esprime comunemente l’atto della generazione di un elemento altamente spirituale derivante dall'incontro tra l'uomo e le comete. A parte il già citato caso della nascita di Cristo possiamo ricordare ad esempio l'evento della nascita di Lao-Tze, il mitico fondatore del taoismo.
Nella -Storia degli dei e degli immortali si legge che la madre di Lao-Tze restò incinta in seguito all’emozione che provò nel vedere nel cielo notturno una grande stella filante chiamata shandong e che per tale motivo Lao-Tze fu considerato il figlio del cielo e della terra. Un evento pressoché identico è ripetuto in un’altra serie di leggende e miti ripresi dall'altra parte del globo.

L’appanzrone della cometa di Haìley a Londra nel 1758. Edmond Halley (1656-1742), astronomo inglese, basandosi anche sulle teorie di Newton, scoprì che le comete del 1531, 1607 e 1682 erano in realtà un medesimo corpo celeste e ne predisse il ritorno per il 1758. Quando la cometa riapparve puntualmente, il mondo scientifico la dedicò alla sua memoria

La tradizione sciamanica dell’antico Messico riporta, infatti il mito della nascita del primo sciamano generato per l'appunto da una stella con la chioma. E ancora oggi le credenze sciamaniche di quelle regioni ritengono che ciascun adepto per poter acquisire i poteri soprannaturali di sciamano debba necessariamente ritornare alla sorgente della creazione divina, identificata in un cristallo purissimo rappresentato sotto forma di stella a cinque punte dalla lunga chioma.
Presso i popoli Buriati della Siberia esiste in proposito una leggenda pressoché analoga a quella dello sciamanesimo messicano. Questa riporta come all'alba dei tempi, gli dei, preoccupati dell'ignoranza dei primi uomini circa il loro rapporto con il creatore di ogni cosa, inviassero sulla terra un uccello lucente dalle lunghe piume luminose allo scopo di insegnare i misteri del cielo. Ma alla vista di questo uccello di luce gli uomini si terrorizzavano e fuggivano, spaventati, senza ascoltare. Molto più tardi, sulle terre siberiane, l'uccello di luce vide una donna buriati che dormiva sotto un albero. Si lasciò calare rapidamente su di essa e la rese incinta. Questa donna partorì poi un figlio, che diventò il primo intermediario umano tra il cielo e la terra, riconosciuto dai popoli buriati come il primo sciamano della loro storia.
Nella leggenda di Tah-Ai, una tra le tante leggende della cultura shan, l'elemento soprannaturale, che è ritenuto essere presente nel confronto umano con l'apparizione delle comete, è espresso più esplicitamente. La leggenda in questione parla delle vicissitudini di Tah-Ai, una giovinetta amante della poesia della vita, che rimane attratta da una grande luce che un giorno scese dal cielo per prendere dimora sulla terra. Questa luce conteneva gli immortali del cielo che accortisi della sua purezza le fecero dono delle 22 pietre magiche dell'hatmar al fine che potesse conoscere tutti i segreti del cielo e della terra. Tah-Ai accettò il dono e grazie alla scienza contenuta nelle 22 pietre magiche, poté istruire i suoi amici.
Molte altre tradizioni, riferite alla manifestazione celeste delle comete, sono tuttavia meno poetiche di quella della leggenda di Tah-Ai e si riferiscono a eventi decisamente molto più traumatici per il nostro pianeta e per l'umanità intera del passato.
Nel papiro conosciuto come "Il libro della vacca divina" si legge di come Ra, il creatore di ogni cosa, vedendo gli uomini che stavano complottando contro di lui decise di punirli inviando sulla terra il suo occhio luminoso nelle vesti della dea Hator. Essa si precipitò sulla terra seminando distruzioni apocalittiche con il suo soffio rovente, e fu solo merito di Ra, che nel frattempo si era pentito, se Hator fu fermata e l'umanità non venne completamente sterminata. Hator, conosciuta anche poi come Sekhmet, la potente, fu il nome che venne dato dagli antichi egizi al pianeta Venere. Lo stesso pianeta che, molti secoli prima, i Sumeri rappresentavano nella loro approssimativa astronomia come una cometa.

Disputa sulle orbite delle comete nel frontespizio della “Cometographia”di Hevelius, pubblicata nel 1668

Eventi dunque inequivocabilmente catastrofici che trovano eco in molte altre leggende e tradizioni del passato. Platone, le leggende della cultura shan e le tradizioni celtiche-romaniche ci parlano ad esempio del misterioso corpo celeste che cadde nella zona tra i fiumi e che molti identificarono, per via delle tradizioni rimaste vive in loco ancora oggi, con un luogo vicino a Torino, la città considerata magica per eccellenza dall'esoterismo europeo.
Platone, nel suo Timeo, riporta il dialogo tra un greco e un sacerdote di un tempio dell'antico Egitto. Questo dialogo può far riflettere parecchio sulla snatura del fenomeno delle comete. Nel dialogo il sacerdote rimprovera il greco poiché non è capace di valutare l'importanza della tradizione. L'antico sacerdote sostiene che l'umanità è soggetta ad inevitabili cicli storici scanditi dopo lunghi intervalli, dalla ripetuta distruzione di quanto c'è sulla terra ad opera "della deviazione dei corpi" che si muovono intorno alla terra e nel cielo. Molti sono stati e molti saranno ancora gli stermini degli uomini. Come accadde per causa di Fetonte, il figlio del sole che non essendo capace di condurre il carro solare per la via del padre, precipitò sulla terra dove prese fuoco e distrusse tutta la regione con un gran rogo.
L'ipotesi che nella lontana preistoria un qualche corpo celeste, proveniente dallo spazio profondo, abbia colpito il nostro pianeta, provocando una serie di conseguenze sull'ambiente naturale e sulla condizione sociale vissuta dall'uomo primitivo ci appare indubbiamente affascinante e stimolante. E così sembra anche ad un certo numero di ricercatori scientifici, dei più svariati settori, che nel corso dei loro studi si stanno imbattendo in dati concomitanti e rivelatori di uno o più cataclismi, che pare si siano verificati nella lontana preistoria, a causa di corpi cedesti passati troppo vicini al nostro pianeta. Il passaggio di questi corpi, potrebbe aver provocato capovolgimenti ambientali tali da costruire anche una sorta di spinta evolutiva per le specie oggi compreso l'uomo.

Tre geologi dell'Imperial College Londra, quali Norman, Price e Chukwu-Ike, hanno recentemente affrontato il problema dettato dai tre temi principali della ricerca del loro settore, e cioè la deriva dei continenti, l’estinzione dei dinosauri e le glaciazioni. E l’hanno affrontato proprio in chiave apocalittica, prendendo come ipotesi di lavoro l’eventualità di una possibile relazione delle cause, che hanno determinato le manifestazioni in esame, con l’avvicinamento di comete alla terra, in un’epoca risalente alcune decine di milioni di anni fa. Sulla loro scia si sono mossi qualche tempo dopo anche gli ambienti scientifici statunitensi.
Il premio Nobel per la fisica Alvarez, del laboratorio di Berkley, al seguito di varie ricerche ha prospettato che la fine dei dinosauri sia da attribuire al passaggio di una grossa cometa, che circa 65 milioni di anni fa avrebbe sconvolto il sistema ecologico del nostro mondo, favorendo la comparsa di forme di vita più deboli, ma più intelligenti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago, diretti dal Dr. Wolback, ha fatto subito eco informando della loro scoperta circa la diffusione, in notevoli quantità, sull’intero pianeta di fuliggine fossile. A loro parere la presenza di questa fuliggine fossile poteva essere giustificata solo da un immane incendio dovuto ad uno scontro tra la terra e un asteroide o una enorme cometa.

Ritratto di Edmond Halley

Il sole sarebbe stato oscurato per milioni di anni dalla fuliggine, messa in sospensione dai forti venti, e certe forme di vita, come i dinosauri, non avrebbero potuto ovviamente sopravvivere. Anche tra gli scienziati non mancano tuttavia le "cassandre". Un'altra equipe dell'Università di Berkeley, che ha affrontato il problema dal punto di vista statistico, si è pronunciata affermando che la terra è soggetta naturalmente ad un inevitabile scontro con comete provenienti dalla nube di Oort, una sorta di nuvola costituita da centinaia di comete poste in una loro orbita intorno al sole. Entro un periodo compreso dai dieci ai 2 milioni di anni, secondo le previsioni statistiche, uno di questi oggetti celesti entrerebbe in collisione con la terra e si verificherebbero «formazioni di nuvole di polvere e di gas nella stratosfera, con la conseguente alterazione drammatica del clima e dell'ambiente sulla terra. Ne conseguirebbe l'estinzione massiccia di molte forme viventi incapaci di adattarsi alla nuova situazione ambientale».
Un quadro drammatico che per fortuna, anche se fosse reale, ci lascia comunque un bel po' di anni di respiro, e che comunque ci consente di poter confidare sulle risorse della scienza e della tecnologia che esisterà nel futuro, quando l'eventuale catastrofe si verificherà. A meno che nel frattempo l'umanità non sia stata già cancellata dalla faccia del pianeta da una inaspettata guerra nucleare...
Ma le comete potrebbero non essere soltanto portatrici di distruzioni e di disgrazie, ma anche fonte di vita. L'ipotesi che le comete siano degli strumenti di inseminazione dei vari mondi dell'universo è ormai presa in considerazione infatti da un gran numero di ricercatori che valutano con sempre maggiore convinzione la teoria della panspermia, cioè della vita giunta sulla terra dallo spazio. Una ipotesi non poi tanto fantascientifica. Uno degli obiettivi, delle sonde strumentali che saranno lanciate nello spazio all'inseguimento della Halley, comporterà un tuffo che attraverserà la coda per raccogliere dati sulla composizione e la natura dei gas e delle polveri, alla ricerca delle eventuali molecole prebioniche che servirono da mattoni alla edificazione della vita sulla terra.
Gli antichi miti e le recenti tradizioni di fede, che celebrano la sacralità delle comete, troverebbero così una sicura conferma della loro concezione dell'uomo, figlio del cielo e della terra.

Giancarlo Barbadoro